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Come essere un buon cliente al ristorante, parte 3

Ultima puntata

Non c’è 10 senza 15. Dopo aver ribaltato detti e preconcetti, siamo pronti ad affrontare gli ultimi 5 punti di questo viaggio che spero ti abbia portato a fare più attenzione a come essere un buon cliente al ristorante. Si tratta di smussare atteggiamenti spesso naturali che, però, possono portare a disagi e fraintendimenti.

Ci eravamo lasciati con un punto importante: che gli errori capitano. E capitano da ambo le parti, perché la ristorazione è fatta di esseri umani come umano è chi (ovviamente!) viene ad accomodarsi per vivere, si spera, una bella esperienza. E quindi…

11) Il cliente ha QUASI sempre ragione

Il cliente ha ragione se trova un capello nella minestra. Ha ragione se prenota un tavolo e non lo trova pronto, se aspetta un’ora per mangiare mentre gli altri commensali sono già al dolce. Ma non ha SEMPRE ragione. Mi è capitato, purtroppo, di assistere a richieste immotivate e a capricci al limite dell’assurdo. Mere questioni di gusto, come dicevamo qualche puntata fa, pretese con saccenteria e scarso rispetto della mia figura.

Certo, il ristoratore deve cercare di assecondare le richieste ed essere accondiscendente, ma non può diventare schiavo dei suoi clienti abbassando la testa a prescindere.

Perciò, mi spiace iniziare così a gamba tesa, ma il detto andrebbe rielaborato aggiungendo un quasi: il cliente ha quasi sempre ragione.

Photo by Yong Chuan Tan on Unsplash

12) Anche se paghi, sei un* ospite

Perché la presunzione di essere serviti e riveriti solo perché si paga per ottenere un servizio è sbagliata a priori. Pur rispettando i propri ruoli, bisogna sempre cercare di porsi reciprocamente alla pari, senza riverenza né prepotenza.

A mio avviso, quando un cliente entra nel mio ristorante, sta entrando a casa mia – anche perché è qui che passo la maggior parte del mio tempo!

Scherzi a parte, nonostante il conto da pagare, il cliente è un ospite. Perciò, la prossima volta che qualcosa ti fa imbestialire durante il servizio, prova a pensare a cosa faresti se ti succedesse a casa di un* amic* che ti ha invitato. Immagino che, se ci fosse un problema, lo affronteresti pacatamente, magari facendoti una risata, senza litigare furiosamente o urlando contro chi pensi ti abbia fatto uno sgarro.

Ecco, tra me che ti servo e te che vieni servito non intercorre alcun tipo di rapporto, ma ciò non toglie che si può creare un clima cordiale e restare educati anche nella peggiore delle ipotesi.

Photo by Clay Banks on Unsplash

13) Sei ospite di persone che cercano di lavorare al meglio

Alla luce dei punti 11 e 12 che un po’ si completano, d’ora in poi cerca di entrare al ristorante con questo pensiero: chi ti accoglie è lì per farti contento e farti contento è il suo lavoro.

Può esserci compito più importante e al tempo stesso difficile?

Forse mi ripeto, ma so che nella maggior parte dei casi l’impegno è massimo. Sono certo che tenendo questo a mente ti capiterà di cambiare atteggiamento non solo con le persone, ma anche con le cose, e quindi di fare attenzione a non rompere qualcosa o a non sporcare troppo…proprio come faresti a casa di un amico, giusto?

Il nostro obiettivo primario è far sì che tu sia a tuo agio: quando non riusciamo, quando questo non accade, è la nostra più grande sconfitta.

14) Quando la musica si spegne, è tempo di andare a casa

E allora mettiamo il caso che tu sia a tuo agio e che tu stia trascorrendo una bellissima mattinata/serata. Magari sei qui per rilassarti, per chiacchierare con delle persone care mentre condividete un pranzo, una cena, un bicchiere di vino e non hai nessuna voglia di guardare l’orologio. Ci sta! Ma per un attimo, quando la musica si spegne a ridosso dell’orario di chiusura e te ne accorgi appena, continuando a conversare, pensa che anche chi finora ti ha servito e ti ha fatto stare bene ha delle persone a casa che lo/la stanno aspettando.

Un bel cambio di prospettiva, vero?

Il ristoratore non ha il privilegio di timbrare un cartellino o seguire un orario d’ufficio, ma anche qui il tempo è denaro. Rispettare l’orario di chiusura permette al ristorante, che è un’azienda, di mantenere i costi: ogni minuto di lavoro extra è un minuto, in teoria, che deve essere retribuito a chi resta. Uno straordinario. Se in discoteca si accendono le luci e ti sembra uno schiaffo in faccia, noi vogliamo essere più “soft”: l’interruzione della musica e la consegna del preconto al tavolo (ovvero uno scontrino non fiscale che anticipa quanto andrai a pagare) sono segnali evidenti che la festa è finita.
Un buon cliente al ristorante deve saperli interpretare!

chiusura ristorante
Photo by Clem Onojeghuo on Unsplash

15) Lascia una recensione anche quando ti è piaciuto!

E invece mettiamo il caso tu stia passando le pene dell’inferno: qual è la tua prima reazione? Scommettiamo: non dire nulla, ma tornare a casa e scrivere una recensione al veleno. Ah, LE RECENSIONI. A questo argomento, con ogni probabilità, dedicheremo un intero articolo, ma ci tengo ad accennare un paio di cose.

Mi è capitato di riceverne di negative e non è mai piacevole, non solo perché avrei preferito conoscere e affrontare il problema faccia a faccia, ma anche perché, a volte, la faccia di quelle persone non l’ho mai vista. Giuro, c’è chi scrive una recensione negativa solo per come gli rispondi al telefono, così come mi è successo di leggere commenti sulle tubature del bagno invece di commentare ciò che conta davvero in un ristorante: i piatti, il servizio, il rapporto qualità prezzo.

Torno a fare un confronto coi rapporti interpersonali, ma credo sia calzante: come si sentirebbe il vostro fidanzato/la vostra fidanzata ad essere insultato/a pubblicamente per aver sbagliato qualcosa anziché affrontare una discussione in coppia in cui gli/le dite quanto siete delusi/e o arrabbiati/e? Non è poi così diverso…

Pensateci, da clienti, tendiamo a scrivere recensioni di posti in cui siamo stati malissimo e a farlo in maniera distruttiva, non costruttiva. Più di rado, scriviamo recensioni di posti in cui siamo stati benissimo. Ma mai o quasi mai scriviamo semplicemente la recensione di un posto in cui siamo stati bene e basta. Ricordatevi che nel mondo il cui viviamo oggi questa è la più grande forma di apprezzamento. Meglio di una mancia e, purtroppo, meglio di un complimento al tavolo, che dà soddisfazione, ma resta un po’ un segreto.

Provate ad urlare al mondo che carina che era quella pizzeria che ci ha accolti quando non sapevamo dove andare a mangiare e a dirci prima di alzarvi da tavola, anzi, prima di pagare, sempre con educazione, quando pensate che qualcosa sia andato davvero storto.

Questo sì che farebbe di te un buon cliente al ristorante!

Quante cose hai imparato da questo viaggio dall’altra parte del mondo della ristorazione?

Hai qualcosa da aggiungere?

Scrivimelo nei commenti e seguici sui social!

Simone Franco
Simone Franco

Fondatore e autore,
#ex schizzinoso

Articoli: 28

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